Editor-at-large di Style.com, Tim Blanks è uno dei giornalisti di moda più influenti al mondo, dotato di uno stile sintetico ma pregnante
Nato in Nuova Zelanda, dal 1985 Tim inizia a lavorare per lo show televisivo Fashion File, ove rimane come ospite per diciassette anni dispensando consigli di stile, scrivendo e registrando le prime video-reviews delle sfilate. Collabora poi per le testate giornalistiche più prestigiose tra cui Vogue, Gq, The Financial Times, Interview, Fantastic Man e Arena Homme Plus.
Ha scritto e presentato Masters of Style, una serie di documentari, della durata di sessanta minuti, dedicati ai più importanti designers. Nel 2010 collabora alla stesura del volume Twenty years of Dolce&Gabbana, antologia che ripercorre i vent’anni della celebre maison, tra splendide immagini e contributi di voci autorevoli del settore, toccando le tappe più importanti del duo stilistico italiano: collezioni, sfilate e campagne pubblicitarie. Nel 2011 è uno dei contributors del libro Alexander McQueen: Savage Beauty, che esamina sei collezioni dello stilista britannico, mettendo a fuoco i disegni iconici e più acclamati della sua carriera, l’inimitabile virtuosismo tecnico e la sua avversione per la tradizione sartoriale. Style rimane però l’ambiente lavorativo cui Blanks è maggiormente legato: “I love Style.com, they let me write like that, they don’t change it (adoro Style.com, mi fanno scrivere come voglio, senza farmi cambiare nulla)”. Inizia proprio qui come fashion reporter, per poi diventare fashion writer ed editor: “I’m not good at deadlines, except for the ones for Style.com (non sono molto bravo a rispettare le scadenze, eccetto quelle per Style.com)” ha dichiarato in un’intervista. Le sue video-reviews per il sito sono diventate simbolo di un giornalismo tecnico, ironico e pungente. Ennesimo esempio di come la parola nella moda, che spesso predilige l’aspetto meramente visivo, rimane utile e necessaria. La sintesi è la cifra stilistica che caratterizza il modo di scrivere di Blanks. È infatti in grado di esprimere alla perfezione un concetto in poche righe. Ciò che colpisce è soprattutto l’eleganza delle frasi e la capacità di comprendere non solo il trend di stagione, ma anche l’ispirazione, l’estro creativo da cui scaturisce una collezione. Non a caso si dichiara interessato al contesto, alla narrazione, agli intrecci e alle idiosincrasie dell’evoluzione creativa di ogni singolo designer. Dichiara di amare particolarmente Parigi, emblema e simbolo dell’alta moda pur confessando di essere attratto dalla modernità e imprevedibilità di Tokyo. Segue e recensisce sia il menswear che il womenswear, approcciandosi con la stessa passione ad entrambi i mondi, affermando tuttavia che il secondo offre maggiori spunti di riflessione e implica un lavoro più intenso. Ha confidato di riuscire a lavorare meglio sotto pressione, in particolare durante la fashion-week, quando resta sveglio fino alle sei di mattina, per poi recarsi agli show alle nove, giorno dopo giorno.
Ha scritto e presentato Masters of Style, una serie di documentari, della durata di sessanta minuti, dedicati ai più importanti designers. Nel 2010 collabora alla stesura del volume Twenty years of Dolce&Gabbana, antologia che ripercorre i vent’anni della celebre maison, tra splendide immagini e contributi di voci autorevoli del settore, toccando le tappe più importanti del duo stilistico italiano: collezioni, sfilate e campagne pubblicitarie. Nel 2011 è uno dei contributors del libro Alexander McQueen: Savage Beauty, che esamina sei collezioni dello stilista britannico, mettendo a fuoco i disegni iconici e più acclamati della sua carriera, l’inimitabile virtuosismo tecnico e la sua avversione per la tradizione sartoriale. Style rimane però l’ambiente lavorativo cui Blanks è maggiormente legato: “I love Style.com, they let me write like that, they don’t change it (adoro Style.com, mi fanno scrivere come voglio, senza farmi cambiare nulla)”. Inizia proprio qui come fashion reporter, per poi diventare fashion writer ed editor: “I’m not good at deadlines, except for the ones for Style.com (non sono molto bravo a rispettare le scadenze, eccetto quelle per Style.com)” ha dichiarato in un’intervista. Le sue video-reviews per il sito sono diventate simbolo di un giornalismo tecnico, ironico e pungente. Ennesimo esempio di come la parola nella moda, che spesso predilige l’aspetto meramente visivo, rimane utile e necessaria. La sintesi è la cifra stilistica che caratterizza il modo di scrivere di Blanks. È infatti in grado di esprimere alla perfezione un concetto in poche righe. Ciò che colpisce è soprattutto l’eleganza delle frasi e la capacità di comprendere non solo il trend di stagione, ma anche l’ispirazione, l’estro creativo da cui scaturisce una collezione. Non a caso si dichiara interessato al contesto, alla narrazione, agli intrecci e alle idiosincrasie dell’evoluzione creativa di ogni singolo designer. Dichiara di amare particolarmente Parigi, emblema e simbolo dell’alta moda pur confessando di essere attratto dalla modernità e imprevedibilità di Tokyo. Segue e recensisce sia il menswear che il womenswear, approcciandosi con la stessa passione ad entrambi i mondi, affermando tuttavia che il secondo offre maggiori spunti di riflessione e implica un lavoro più intenso. Ha confidato di riuscire a lavorare meglio sotto pressione, in particolare durante la fashion-week, quando resta sveglio fino alle sei di mattina, per poi recarsi agli show alle nove, giorno dopo giorno.
The Editor-at-Large of Style.com, Tim Blanks – with his creative, concise style – is one of the world’s most influential fashion journalists.
Born in New Zealand, Tim started work for the TV show Fashion File in 1985, where he stayed as a guest for 17 years dispensing style advice, and writing and recording the first video-interviews from the shows. He then worked for some of the world’s leading magazines and newspapers, including Vogue, GQ, The Financial Times, Interview, Fantastic Man and Arena Homme Plus. He wrote and presented Masters of Style, a series of documentaries, each lasting 60 minutes, on the most important designers. In 2010, he collaborated on the creation of the book Twenty Years of Dolce&Gabbana, an anthology that covered the twenty years of the fashion house. It included fantastic images and contributions from leading voices in the sector, touching on the most important stages in the career of the Italian designer duo – the collections, the shows and the publicity campaigns. In 2011, he was one of the contributors to the book Alexander McQueen: Savage Beauty, which analysed six collections from the British designer, focusing on the most iconic and acclaimed designs in McQueen’s career, his outstanding technical skills and aversion to traditional tailoring. But style remains the working environment that Blanks is closest to: “I love Style, they let me write like that, they don’t change it.” He started there as a fashion reporter, then becoming a fashion writer and editor: “I’m not good at deadlines, except for the ones for Style.com,” he’s said in an interview. His video-reviews of the site are entertaining examples of technical, ironic and incisive journalism. They’re another example of how words and language remain useful and necessary in fashion, a sector that often privileges the purely visual. He’s someone who can express a concept to perfection in just a few lines. What’s striking about him is most of all the elegance of his turn of phrase and his ability to understand not just the trends of a season, but also the inspiration and the creative impulse that produces a collection. It’s no accident that he says he’s interested in the context, the narrative, the associations and the idiosyncrasies in the creative evolution of every single designer. He loves Paris – a symbol of high fashion – in particular, though he’s attracted by the modernity and unpredictability of Tokyo. He follows and reviews both menswear and womenswear, approaching both with the same passion, but he says that women’s fashion offers more food for thought and involves harder work. He’s admitted he works best under pressure, especially during the fashion weeks, when he stays awake until six in the morning and then goes to the shows at nine, day after day.
Born in New Zealand, Tim started work for the TV show Fashion File in 1985, where he stayed as a guest for 17 years dispensing style advice, and writing and recording the first video-interviews from the shows. He then worked for some of the world’s leading magazines and newspapers, including Vogue, GQ, The Financial Times, Interview, Fantastic Man and Arena Homme Plus. He wrote and presented Masters of Style, a series of documentaries, each lasting 60 minutes, on the most important designers. In 2010, he collaborated on the creation of the book Twenty Years of Dolce&Gabbana, an anthology that covered the twenty years of the fashion house. It included fantastic images and contributions from leading voices in the sector, touching on the most important stages in the career of the Italian designer duo – the collections, the shows and the publicity campaigns. In 2011, he was one of the contributors to the book Alexander McQueen: Savage Beauty, which analysed six collections from the British designer, focusing on the most iconic and acclaimed designs in McQueen’s career, his outstanding technical skills and aversion to traditional tailoring. But style remains the working environment that Blanks is closest to: “I love Style, they let me write like that, they don’t change it.” He started there as a fashion reporter, then becoming a fashion writer and editor: “I’m not good at deadlines, except for the ones for Style.com,” he’s said in an interview. His video-reviews of the site are entertaining examples of technical, ironic and incisive journalism. They’re another example of how words and language remain useful and necessary in fashion, a sector that often privileges the purely visual. He’s someone who can express a concept to perfection in just a few lines. What’s striking about him is most of all the elegance of his turn of phrase and his ability to understand not just the trends of a season, but also the inspiration and the creative impulse that produces a collection. It’s no accident that he says he’s interested in the context, the narrative, the associations and the idiosyncrasies in the creative evolution of every single designer. He loves Paris – a symbol of high fashion – in particular, though he’s attracted by the modernity and unpredictability of Tokyo. He follows and reviews both menswear and womenswear, approaching both with the same passion, but he says that women’s fashion offers more food for thought and involves harder work. He’s admitted he works best under pressure, especially during the fashion weeks, when he stays awake until six in the morning and then goes to the shows at nine, day after day.
Avevo letto "Nato in Nuova Zelanda nel 1985".
ReplyDeleteE ho pensato: "Minchia come se li porta male gli anni!" #blondemoment
Ahahah! Dado ti adoro xD
ReplyDeletebravissimo Federico! complimenti!
ReplyDeleteGrazie Ale... Detto da te il complimento vale sicuramente di più! :)
ReplyDeleteComplimenti!!
ReplyDeleteNon so se ti ricordi di me, avevo il blog GOOD GONE GIRL, ed ora mi sono appena spostata su un blog di moda tutto nuovo! Vieni a dare un'occhiata, dimmi che ne pensi e se ti piace seguimi!:)
http://jointhevogue.wordpress.com/2012/04/09/ramble-on/
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